SAKAMICHI NO APOLLON
Titolo | SAKAMICHI NO APOLLON |
Titolo originale | 坂道のアポロン Sakamichi no Aporon (lett. “Apollo sul pendio”) |
Genere | Slice of life, Musicale |
Durata | 12 episodi (24 min.) |
Anno | 2012 |
Regia | Shinichiro Watanabe |
Soggetto | Yuki Kodama (Manga) |
Sceneggiatura | Shinichiro Watanabe |
Character design | Nobuteru Yuki |
Musiche | Yoko Kanno |
Una produzione | MAPPA |
In breve | Estate 1966. Il solitario Kaoru Nishimi si trasferisce da alcuni parenti nel Kyushu. Nella nuova scuola, conosce un ragazzo che all’apparenza sembra un bullo. Dovrà ricredersi quando per merito suo avrà modo di conoscere la musica jazz e la sua amica d’infanzia. |
![]() Di certo Kaoru, Sentaro e Ritsuko non sembrano preparati alla svolta epocale in corso. Dal Kyushu le notizie dei movimenti studenteschi sono un’eco lontana. E il coinvolgimento di Junichi alla lotta può solo disorientare amici e parenti. Non meno stranianti appaiono la musica, la capigliatura e il look delle rock band emergenti in stile Beatles. D’altra parte, in questi anni si consumano gli ultimi fuochi del jazz modale tanto caro ai tre amici di Sakamichi no Apollon. La cravatta nera in segno di lutto del signor Mukai, per la morte del sassofonista John Coltrane, è quantomai sintomatica. Altri grandi compositori scompaiono dalla scena musicale. Thelonious Monk prova a vestire i panni di un partigiano con mitraglia per la copertina di Underground del 1968. Col risultato di far passare in secondo piano i brani del suo ultimo disco degno di nota. Non manca chi si reinventa musicalmente. Siamo sempre nel ’68, quando David Miles sperimenta l’elettronica con Miles in the sky. Il jazz si trasforma radicalmente. Diventa new thing (o free jazz) e predilige nuove libertà armoniche e strutturali, non slegate da rivendicazioni politiche e sociali. In tutto ciò, Sakamichi no Apollon guarda simbolicamente a quasi dieci anni prima: il 1959, l’annus mirabilis del jazz. Escono un capolavoro dietro l’altro: A Kind of Blue di Miles Davis, Portrait in Jazz di Bill Evans, Ah Um di Charles Mingus, Giant Steps di John Coltrane, The Shape of Jazz to come di Ornette Colemane eccetera. Ma fuor di metafora, quali sono le conseguenze di una serie che rimane sulla soglia di due epoche, preferendo lo scantinato di un negozio di dischi alle contestazioni di piazza? La risposta è molto semplice e potrebbe risultare deludente. Ovvero, il vecchio è meglio del nuovo. Detto altrimenti, la serie si mantiene su alti livelli quando ci parla di un’epoca pre-sessantottina, a cui si iscrivono l’adolescenza, l’amicizia, l’amore, la passione per la musica dei tre ragazzi. Tuttavia, i risvolti che interessano gli anni successivi appaiono davvero poco convincenti. |
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Punti di forza | Watanabe racconta una storia adolescenziale autentica, che valorizza l’amicizia e, più in generale, dà spessore ai protagonisti. Ma il merito principale è quello di farci (re)innamorare della musica jazz. |
Punti di debolezza | Lo spettatore, di tanto in tanto, ha qualche perplessità sulle situazioni conflittuali dei personaggi. Ma sono soprattutto le reazioni di Kaoru a sembrare esagerate. Il finale è però l’unico vero limite della serie. |
Visione del mondo | La musica come potente collante dell’amicizia |
Per approfondire | Se hai apprezzato i pezzi che compongono la colonna sonora della serie, non puoi certamente perderti la lettura di Il jazz di Sakamichi no Apollon. |
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