DOPO LA PIOGGIA
Titolo | DOPO LA PIOGGIA |
Titolo originale | 恋は雨上がりのように Koi wa ameagari no yō ni (lett. “L’amore è come dopo la pioggia”) |
Genere | Slice of life, Sentimentale |
Durata | 12 episodi (23 min.) |
Anno | 2018 |
Regia | Ayumu Watanabe |
Soggetto | Jun Mayuzuki (manga) |
Sceneggiatura | Deko Akao |
Character design | Yuka Shibata |
Musiche | Ryo Yoshimata |
Una produzione | Wit Studio |
In breve | In seguito a un infortunio, Akira Tachibana è costretta ad abbandonare il club di atletica del suo liceo. Non potendo più correre, decide di lavorare part-time per un family restaurant. Qui si innamora di un manager imbranato. Unico problema la differenza d’età: lui ha 45 anni, lei soltanto 17. |
Punti di forza | Storia poetica e delicata, che sa dosare i toni e il ritmo delle vicende. Personaggi riusciti, che difficilmente usciranno dal cuore dello spettatore. Notevole cura grafica degli scenari. Bellissima colonna sonora. |
Punti di debolezza | Serie intensa ma breve come un acquazzone estivo: non si vorrebbe interrompere la visione all’ultimo episodio. |
Visione del mondo | “Indipendentemente da dove sia l’acqua, o se sia limpida o stagnante, rifletterà sempre la luna” è una delle tante poesie che Kondo e Chihiro scrivevano ai tempi dell’università. A distanza di anni, sembra significare che anche se siamo adulti e i sogni ci sono sfuggiti di mano, si può rimanere sempre dei sognatori. |
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GUARDANDO IL CIELO DOPO LA PIOGGIA
Cari meteoropatici appassionati di anime, Dopo la pioggia fa venir voglia di guardare da una finestra le strade bagnate. Magari perdendosi nei propri pensieri mentre si fuma una sigaretta, in stile Kondo, il manager del Garden. Ma non pensiate di trovarvi davanti a una serie malinconica come una giornata uggiosa. Forse il primo pensiero ricadrà sul bellissimo mediometraggio di Shinkai, Il giardino delle parole. Anche qui la stagione delle piogge è la vera protagonista della storia e, particolare non di poco conto, c’è una liaison tra un adolescente e un adulto.
Ma Dopo la pioggia è molto altro. Ci sbatte in faccia gli effetti collaterali dei sogni. Non mi riferisco al cinismo autodifensivo e senza slancio, che accomuna i protagonisti di Hyouka e Oregairu. Hotaro e Hachiman hanno infatti scelto di non credere alle illusioni propinate da manga e anime. Vuoi perché la vita reale è ben diversa, vuoi per proteggersi dalle delusioni della vita. In fondo però, chi accantona i propri sogni può sempre ritrovarli dentro di sé. Ma per Akira e Kondo la questione è diversa.
A Jun Mayuzuki, l’autrice del manga Come dopo la pioggia, forse interessava poco addentrarsi sulla liceità di una storia d’amore tra una studentessa e un quarantacinquenne. Se ne serve per dimostrare che il dolore dei sognatori non conosce differenze d’età. E nel loro caso specifico, sono i sogni ad averli abbandonati.
I sogni di Akira prima e dopo la pioggia
Akira è una giovane promessa dell’atletica, che ha battuto il record scolastico nella corsa. Ma a causa di un infortunio alla caviglia vede svanire i propri sogni. Abbandona il club, non segue più gli allenamenti delle compagne e allenta i rapporti con la migliore amica corridora. Quando non va a scuola, lavora part-time in un ristorante per famiglie, perché si è innamorata del direttore.
Sogno scaccia sogno, potremmo dire? Non del tutto. Il sogno l’ha abbandonata, ma non smette di ripresentarsi nel suo volto persecutorio. Ad esempio, quando Akira insegue un cliente che ha dimenticato il telefonino e le si riapre la ferita. Quella cicatrice, che vuole nascondere a Kondo, è un ricordo di un sogno infranto. Ma lei non riesce a darsene pace. Da una parte, nonostante le rassicurazioni dei medici, non confida più di tanto nella riabilitazione. Dall’altra, se entra in una biblioteca, finisce per prendere in prestito un libro illustrato sulla corsa.
I sogni di Kondo prima e dopo la pioggia
Kondo è l’imbranato direttore di un ristorante per famiglie, che non sa farsi rispettare da clienti e sottoposti. Scrive romanzi in segreto, anche se è da diversi anni che non riesce a completarne uno. Da giovane sognava di dedicarsi anima e corpo ai libri. “Sono una roccia in un torrente furioso che cambierà il corso della letteratura” così si definiva all’università, anche se ora fatica a riconoscersi in simili parole. Purtroppo Kondo non riesce (o non vuole) più scrivere, perché non sente quello che provava una volta, e ha paura di deludere il giovane se stesso.
La fedeltà alla letteratura è un veleno mortale, responsabile del suo divorzio e delle frustrazioni di un salary man con figlio a carico. Eppure non può fare a meno di passare il tempo libero immerso nella lettura o prendendo appunti per un romanzo che potrebbe non scrivere mai.
Akira e Kondo sotto la pioggia
Akira e Kondo si assomigliano parecchio. Soffrono perché sono rimasti dei sognatori incapaci di affrontare l’aridità della vita senza i propri sogni. Entrambi hanno degli amici (Chihiro e Haruka) che nella scrittura e nella corsa “ce l’hanno fatta”. Il confronto con loro può far male, perché significa rivedersi correre col vento tra i capelli o con la penna che non si stacca dal foglio.
È quasi superfluo seguire i risvolti sentimentali dei due. Ciò che importa, ce lo dice Kondo, è chiudere il proprio ombrello e lasciarsi bagnare dalla pioggia di qualcun altro. E chi rimane con noi sotto il diluvio, ci capirà al volo. A riguardo, fate caso all’aneddoto che viene raccontato alla fiera del libro (episodio 10), per descrivere il rapporto tra Victor Hugo e il suo editore!
Se i sogni ci abbandonano e non riusciamo più volare, che alternative abbiamo? Continuare a guardare il cielo impotenti o distogliere gli occhi del tutto? Akira e Kondo guardano il cielo perchè, storpiando Montale, “con quatt’occhi forse si vede di più“. E allora chi avvista prima i sogni lo dice subito all’altro. Lo fa Kondo mostrando ad Akira una superluna in grado di realizzare i desideri. E lei, a sua volta, dicendogli di apprezzare le sue parole, che vorrebbe ascoltare sempre e, un giorno, ritrovarle dentro un libro.
Ma si potrebbe anche non tornare a scrivere o a correre come un tempo, tentando solo goffi voi. Ma finchè rimarrà qualcuno a fare il tifo per noi, che abbia ancora voglia di leggere i nostri romanzi incompleti, continueremo a guardare il cielo dopo la pioggia. E i sogni che ci hanno abbandonato non sembreranno poi così lontani.