CROSSING TIME
Titolo | CROSSING TIME |
Titolo originale | 踏切時間 Fumikiri Jikan (lett. “Tempo di attraversamento della ferrovia”). |
Genere | Commedia, Slice of life |
Durata | 12 episodi (4 min.) |
Anno | 2018 |
Regia | Yoshio Suzuki |
Soggetto | Yoshimi Sato (manga) |
Sceneggiatura | Misuzu Chiba |
Character design | Yoshimi Sato (orig.), Kaori Takamura |
Una produzione | Ekachi Epilka |
In breve | Piccola antologia di dodici brevi storie ambientate nei pressi di un passaggio a livello. Dialoghi tra personaggi costretti ad interrompere il loro cammino finché il treno non sarà passato e le sbarre non si saranno di nuovo alzate. |
![]() Il concept è semplicissimo. Quando arriva un treno, si chiudono le sbarre del passaggio a livello. La gente è costretta a fermarsi, e attendere. E se l’obiettivo cogliesse alcuni dei tranches de vie che si dispiegano durante questa sosta forzata? Ed ecco scorrere sotto i nostri occhi dodici scenette di vita quotidiana riprese in quel lasso di tempo fatidico tra l’avviso del segnale acustico e la riapertura delle sbarre. La formula di base è interessante: uno slice of life verticale, come acutamente osserva Pegase, nel suo ottimo blog in lingua francese. Gli slice ci hanno infatti abituati a seguire in senso orizzontale il corso della vita dei protagonisti, alle prese con diverse situazioni. Qui invece abbiamo la costante del luogo, e variano invece i personaggi. I riflettori sono puntati sul passaggio a livello. E illuminano per pochi minuti frammenti eterogenei di esistenze umane davanti alle sbarre. Il risultato complessivo di Crossing time, però, è alquanto discontinuo. Quanto al primo episodio, ci ha incuriositi inducendoci a proseguire la visione della serie. Ma i successivi non sono riusciti a ripagare per intero la fiducia accordata. La prima puntata resta un gioiellino insuperato. Neppure l’ultima, con le stesse protagoniste (Tomo e Ai) è in grado di tenerle testa. Viene casomai la voglia di dare un’occhiata al manga di Yoshimi Sato. Non foss’altro che per sfogliare i capitoli dedicati alle nostre due eroine, e conoscere il seguito delle loro vicende. Non priva di una certa suggestione – ma con una conclusione a dir poco imbarazzante – la saga del signor Saiki negli episodi 09 – 10 (e nessuno osi istituire un paragone con Dopo la pioggia, per carità!). Una volta inclusa nel novero la garbata divagazione sulla poetessa del passaggio a livello nell’episodio 07, poco altro si salva ancora. Senza infamia e senza lode la gothic lolita dell’episodio 05, e l’umorismo – vagamente à la Asobi Asobase – della puntata successiva. Francamente pleonastici il professore e l’allieva, così come lo stalker e l’ignara fanciulla. Stendiamo poi un velo pietoso su fratello e sorella smartphone-dipendenti (e messaggiatori compulsivi) negli episodi 04 e 08. Puntuale come una rata del mutuo in scadenza, ecco arrivare l’immancabile brother-sister complex (basta, per l’amor del cielo!). Fumikiri Jikan ci ha illuso, ma è anche colpa nostra: ci siamo entusiasmati troppo presto. |
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Punti di forza | Concept interessante, pur nel suo minimalismo spinto. Anzi, proprio per questo. |
Punti di debolezza | Risiedono in parte alla radice (ossia, nel manga) e in parte in una forse non felicissima scelta dei capitoli da adattare. |
Visione del mondo | Persino in un momento apparentemente insignificante come l’attesa davanti a un passaggio a livello possono svolgersi episodi (più o meno) significativi della nostra vita. |
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Un passaggio a livello può costituire benissimo la fonte di ispirazione per un haiku…